Dopo l’iniziale reazione positiva dei mercati al piano di ristrutturazione di Dubai World, cominciano ad arrivare i primi dubbi. A lanciarli, ieri, è stata la banca americana JPMorgan Chase, che ha spiegato come l’operazione possa risultare «negativa» per gli istituti finanziari creditori, dal momento che la restituzione dei capitali sarà finanziata prevalentemente attraverso la vendita di asset.
Dubai World, holding di proprietà dello Stato, sta chiedendo infatti a chi le ha fornito in passato linee di credito di aspettare circa otto anni prima di ricevere indietro il denaro, nell’ambito di un complesso programma da 23,5 miliardi di dollari annunciato la scorsa settimana. «Non c’è traccia di alcuna garanzia governativa sul ripianamento del debito - ha spiegato all’agenzia Bloomberg Zafar Nazim, analista londinese di JPMorgan -. Da parte dell’esecutivo saranno iniettati solamente 1,5 miliardi di dollari in contanti al fine di supportare i creditori. Per cui è tutto subordinato alla vendita di asset e ai dividendi».
Una visione pessimistica, dunque, che contrasta con le prime reazioni giunte giovedì scorso, quando furono resi noti i primi dettagli del piano. Tra questi, ad esempio, c’è la richiesta a chi ha prestato i propri capitali al braccio immobiliare della società degli Emirati Arabi Uniti, la Nakheel PJSC, di ristrutturare il debito.
fonte :lamiaeconomia.blogspot.com
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