giovedì 15 aprile 2010
Per i mercati Spagna prossima vittima
La Spagna è la quarta economia nella Ue e ha quindi un peso specifico ben superiore a quella di altri “pigs” come Grecia e Portogallo. Se la sfiducia dei mercati dovesse abbattersi su Madrid (un assaggio c’è stato lo scorso 4 febbraio quando la Borsa è crollata in una sola seduta del 6%) con la stessa intensità con cui ha colpito ultimamente altri paesi della zona euro, per la moneta europea sarebbe un vero disastro.
In realtà i rischi non mancano. La crisi provocata dallo scoppio della bolla immobiliare, che è stata lenta e non improvvisa come quella sui prodotti tossici di altri paesi, è entrata nel profondo del tessuto economico del paese e si è allargata ad altri settori come l’auto e il turismo, ma anche a quello bancario. Le cifre che danno un quadro della realtà quotidiana sono quindi il milione di case invendute; gli oltre 4 milioni di disoccupati (20% del totale); le sofferenze bancarie che crescono di mese in mese; l’indebitamento delle famiglie (176% del Pil, secondo McKinsey) che porta il totale dell’esposizione del paese (pubblico e privato congiunti) al 400% del Pil circa; il calo della produzione industriale (-2,5% a gennaio). Il tutto mentre i conti pubblici sono fuori controllo e c’è chi dubita che possano essere rimmessi in ordine entro il 2013.
La Spagna è passata in 5 anni dall’essere un paese virtuoso, in forte crescita, a una nazione con uno dei maggiori disavanzi nella Ue e una delle recessioni più marcate. Qualcuno dice che il paese ha fatto il passo più lungo della gamba e che sarebbe stato meglio restare fuori dall’euro: sarebbe bastata infatti una modesta svalutazione della “peseta” per superare la crisi.
Invece questa crisi ha messo a nudo i limiti di un modello basato sulla “old economy” fortemente “labour intensive”. Per questo, per superare la cultura conservatrice del paese, urgono riforme strutturali a tutti i livelli: sociale, economico-produttivo, educativo. Riforme che il paese ha i mezzi per varare, potendo contare sulle basi di un sistema sanitario e di un sistema pensionistico solidi, garanti del benessere sociale.
Zapatero ha intuito che la fase di stallo non può continuare e che è urgente rimodernare il paese. I tempi sono però lunghi: c’è bisogno infatti di ripianare l’attuale situazione, che prenderà i prossimi due anni di quel che resta della legioslatura, ma anche e soprattutto del consenso politico. E questo è lo scoglio principale da superare.
fonte: il sole 24 ore
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