martedì 5 gennaio 2010
Tutti i nodi vengono al pettine!
casualmente mi è capitato di leggere un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 30 Dicembre nel quale si riportava un intervista a Domenico Siniscalco, ex Ministro dell’Economia ed ora vicepresidente di Morgan Stanley (lasciamo stare, per questa volta, i commenti sulla stretta correlazione tra governi e banche d’affari).
Siniscalco si è fatto scappare la seguente frase: ”l’ondata di inflazione è sempre una soluzione..pessimo rimedio ma sempre meglio degli altri due possibili: insolvenza o il prelievo di fatto forzoso”. Insomma, buon anno a tutti….
Personalmente sono convinto che l’iperinflazione non è affatto una soluzione (spiegherò il perché nel prossimo post) e di conseguenza non rimangono che le altre due alternative.
Nel 2009 la crisi apocalittica si è evitata in virtù della socializzazione delle perdite private (letteralmente l’opposto della compartecipazione dei profitti privati cui dovrebbe tendere ogni buon governo) con conseguente esplosione dei debiti pubblici.
Il debito pubblico rappresenta un’ ipoteca molto gravosa, un prestito di energia dal futuro che, se non associato ad una sana politica d’investimenti (come chiaramente non è stato fatto) è un fardello tremendo per la crescita economica. Non è un caso che l’Italia, in seguito all’entrata dell’Euro ed alla impossibilità di giocare sulla svalutazione della moneta, è cresciuta (a prescindere dal colore politico del governo) sempre e comunque con percentuali da prefisso telefonico (il che è già un indice di stato di grazia, tenendo conto dei privilegi di alcune corporazioni che assurgono al ruolo di parassiti).
Le grandi potenze economiche si stanno italianizzando: in USA il debito pubblico ha raggiunto il 98%, in Giappone ha superato il 220%. Inoltre essi, insieme a Gran Bretagna e Spagna hanno deficit correnti superiori al 10%. Non dimentichiamo che, escluso il Giappone, tutti i suddetti paesi hanno debiti privati enormi. Ho paura che pensare di tornare a crescere con debiti cosi’ grandi è come sperare di spingere alla massima velocità una macchina con sopra un elefante. E’ già molto che l’automobile non venga schiacciata.
I mercati azionari sono stati drogati dalla gigantesca immissione di liquidità e sono attualmente guidati dalle banche d’affari..basti considerare la percentuale di volumi spostati dal trading ad alta frequenza. E’ dunque insulso considerare i mercati finanziari come indicatore dello stato dell’economia reale o peggio ancora come leading indicator del futuro dell’economia reale(…intendo la vera economia reale a cui si sottragga l’enorme mole degli incentivi). Mercati finanziari e sistema reale sono ormai in assoluta divergenza e la possibilità di un improvviso squarcio del velo di Maya è sempre crescente.
L’acquisto degli asset tossici da parte delle Banche centrali ha nel contempo determinato un accoppiamento tra sistema finanziario e valutario. Ormai le monete gareggiano in una gara di debolezza. La domanda non è chi è la più forte, bensi’ la meno debole e l’apertura di questo nuovo fronte sarà sorgente di turbolenze sempre maggiori. Vi è un serio rischio che talune importanti valute letteralmente si dissolvano nel corso dell’anno e rimangano nei libri di storia. In particolare le isole britanniche rischiano di essere inghiottite dalle onde causate dal maremoto valutario prossimo venturo.
Ulteriori giochi di prestigio verranno fatti da parte delle banche centrali, ma con il nuovo anno i margini di manovra si assottiglieranno sempre di più…la battaglia è sempre più cruenta, il fronte è sempre più ampio e le truppe sempre più stanche.
da
http://economiaincrisi.blogspot.com/2010/01/il-2010-tutti-i-nodi-vengono-al-pettine.html
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento